Esperienza USA: Parla Pietro Elmi

Sono passati ormai un paio di mesi dal nostro articolo su alcuni dei nostri ragazzi in USA, e si è consumata la stagione di high school football. Così, siamo tornati a intervistare il nostro Pietro Elmi, tornato a Milano dopo aver finito la sua esperienza di scambio negli Stati Uniti, per farci raccontare il resto della sua stagione con gli Hopkinton Hillers (Massachussets).

Ci siamo sentiti per l’ultima volta quando la regular season della tua squadra era appena iniziata e tu avevi già fatto il tuo debutto. Come è andato il resto della stagione? Hai giocato in altre partite?

Questa esperienza è stata a dir poco straordinaria. Da quando ho iniziato a giocare per i Rhinos ho sempre sognato giocare nella patria del football e finalmente questo desiderio è stato realizzato. La stagione la definirei fantastica sotto ogni punto di vista. Abbiamo chiuso con un record di 9-2 che però non ci ha permesso di arrivare ai playoff perchè abbiamo perso esattamente le 2 partite della nostra division. Record strabiliante ma che non ci ha premiato. Il primo periodo è stato il peggiore, ma forse anche il migliore. Sapersi orientare molto bene in una squadra top del Massachussetts delle high school non è stato facile. Avere il giusto feeling con allenatori e compagni di squadra ha impiegato un po’ di tempo, ma mi ha permesso di sfruttare questa mia fortuna al meglio. Inizialmente i coach mi hanno voluto vedere molto spesso in allenamento per vedere le mie potenzialità e che cosa avrei potuto dare agli Hopkinton Hillers. Ho iniziato, come già detto, come QB per qualche azione, poi nelle partite successive qualche azione da DB, per poi arrivare a metà stagione ad ottenere il posto da titolare nel kickoff, dove ho fatto qualche tackle, talvolta in buonissime posizioni di campo.

Qual è il tuo miglior ricordo di questi mesi di football, e cosa si prova ad essere protagonista di quell’esperienza straordinaria come sono le Friday Night Lights negli USA, specialmente per un ragazzo che viene dall’altra parte dell’oceano?

Forse il momento più bello di tutta la stagione è stata l’ultima partita, quando mi hanno concesso l’ingresso in campo. Sapevo che sarebbero stati i miei ultimi 8 minuti e 43 secondi, quando il coach arriva e mi chiede se mi ricordo tutti gli schemi. Dopo avermi rinfrescato un po’ la memoria eccomi per la seconda volta in campo a guidare l’attacco. Dal primo passo messo in campo come qb in quella partita, compagni di squadra, pubblico, cheerleaders e allenatori iniziano a gridare il mio nome e ad incitarmi. Ero gasato, emozionato, ma soprattutto teso di fare qualche stupido errore. Mi hanno fatto fare parecchie corse e qualche handoff e pitch, ma è stata per certo l’emozione più forte che ho avuto, soprattutto quando sono riuscito a rompere dei placcaggi di giocatori americani più grossi di me. E’ stata comunque un’esperienza e una stagione, ripeto, fantastica. Ho imparato moltissimo dai coach che vorrei ringraziare,  l’ Head Coach Jim Girard, l’Offensive coordinator Dan Sullivan, i Defensive coordinator Anthony Gonzalez e Dennis Baker,  lo special team coach Peter Torilli) e dai miei compagni e amici con cui ho condiviso gioie e momenti vittoriosi, ma anche dolorose sconfitte.

Credi di essere migliorato nel tuo gioco e sei pronto ad aiutare i Rhinos negli anni futuri?

Spero e voglio portare molto ai Rhinos che mi hanno cresciuto fino a qui. Sono ottimista per le prossime stagioni e sentendo come vanno i miei compagni a Milano sono sicuro che riusciremo a lavorare molto bene in vista dei prossimi anni.

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