Progetto Flag

Il settore giovanile dei Sampla Belting Rhinos Milano continua a crescere a grandi passi e, dopo i grandi risultati dell’anno scorso (basti citare lo scudetto di flag U13), la squadra neroarancio si arricchisce con un nuovo progetto, unico nel panorama italiano.
Da quest’anno, infatti, è attivo, oltre alle squadre di flag football U15 e U13 (maschile e femminile), un corso di flag football U9, per i futuri campioni che sviluppano la passione per il football sin da giovanissima età e vogliono prepararsi sin da subito per l’attività agonistica.
Questo progetto, che ribadiamo essere senza precedenti nel nostro Paese, è venuto alla luce e si è sviluppato grazie all’instancabile lavoro del responsabile Flag Football Cristian Vecchia, coadiuvato per il punto di vista tecnico da un coaching staff anch’esso giovanissimo ma, a dispetto di ciò, preparatissimo.
Per saperne di più su quest’iniziativa vincente dei Rhinos, siamo andati a intervistare Cristian Vecchia e i due coach Godyl Logronio e Alessandro Sarris.

Cristian, ci puoi parlare dei numeri del progetto Flag Football dei Rhinos, e di quanto essi sono cresciuti da quando questo è partito?
Siamo partiti tre anni fa con 18 o 19 ragazzini tra Under-13 e Under-15 che avevano provato questo sport all’interno dell’oratorio, e oggi siamo in 45 (maggior numero di tesserati nel flag football in Italia), tra i quali la novità di 10 ragazzi Under-9. Abbiamo voluto fortemente avere gli Under-9, perché secondo noi sono il futuro del football, e ci aiuteranno tanto a far conoscere questo sport: la nostra migliore pubblicità è il passaparola, e se i ragazzini parlano ai loro amici di quanto sia bello il football anche questi vorranno sicuramente provare a giocarci.

Un progetto che ha avuto una grande crescita quindi, in così poco tempo di vita. Come si è arrivati a questi numeri?
Innanzitutto siamo andati nelle feste di quartiere e delle scuole elementari, facendo un allenamento aperto, mostrando il football ai bambini. Ma la cosa che ci ha fatto crescere di più è il fatto che siamo stati noi ad adeguarci alle esigenze dei genitori e dei ragazzini e non viceversa. Di solito si intende il football americano come sport all’aperto, invece noi abbiamo fatto la scommessa degli allenamenti nelle palestre delle scuole, pur con tutte le difficoltà che ne derivano (palestre piccole, difficoltà di far bene le tracce ecc…). Questo tuttavia fa si che i genitori siano più propensi a portare i figli, perché questi sono sicuramente al caldo e in un posto tranquillo. Ma sono importanti anche gli orari degli allenamenti, dalle 16:30 alle 18:30: quando i ragazzini escono da scuola vengono direttamente ad allenarsi. I genitori non hanno il problema di lasciare il lavoro per andare a prenderli da scuola, venendo direttamente in palestra alle 18:30.

Come mai la scelta di avvalersi, come coaching staff, di ragazzi così giovani?
Anche questa è stata una nostra scommessa ad ora vincente (anche perché siamo campioni di Italia Under-13): i ragazzi che allenano le squadre di flag sono atleti che si allenano sul campo nella loro categoria, e per questo sanno come funziona il gioco. Inoltre ognuno di questi ragazzi ha fatto il corso da coach di flag football, per cui sono preparati. Ma non solo: essendo giovani, i coach si identificano meglio nella personalità del bambino più piccolo. Da non sottovalutare neanche i fatto che noi abbiamo avuto la fortuna di trovare ragazzi che sono già stati animatori negli oratori e quindi sanno trattare con i più piccoli. Finora il progetto sta riuscendo benissimo, e speriamo di continuare così. Ultimamente abbiamo fatto fare il corso da coach a quattro ragazzi che sono all’ultimo anno di Under-15, in modo che essi possano insegnare il football ai ragazzini più piccoli: anche i bambini stessi vedono i propri allenatori come simboli, persone da seguire, essendo questi sì dei giocatori, ma non troppo grandi da incutere spavento. I bambini vanno a vedere le partite delle squadre senior per vedere i propri coach, ne sono affascinati.

Per dei gruppi di ragazzini così giovani è importantissimo il senso di squadra, di appartenenza al gruppo. Come fate a trasmetterlo come un valore importante non solo nello sport ma anche nella vita?
Ci sono stati dei genitori di nostri atleti che sono venuti a ringraziarci perché i loro figli hanno cambiato anche comportamento a scuola, e questo ci è stato confermato anche dai professori. Questo perché noi diamo il senso di appartenenza ai nostri ragazzi e ripetiamo loro che devono essere bravi ragazzi e con la testa a posto, sia all’interno della squadra che fuori da essa. Secondo la nostra filosofia quando uno è un Rhino, è un Rhino per tutta la vita, in squadra come a scuola. Quello che dico sempre ai nostri ragazzi è: prima di fare qualcosa di stupido, pensate che siete dei Rhinos, pensate al fatto che noi lo verremo a sapere e a noi queste cose non vanno bene. Infatti noi chiediamo ai genitori le pagelle dei loro figli per vedere come vanno a scuola, parliamo continuamente con i loro professori per sapere come si comportano, e se c’è bisogno li riprendiamo anche seriamente.

Come si fa a convincere i genitori che i propri figli non si faranno male praticando questo sport che all’apparenza può essere visto come violento?
Noi stiamo cercando di creare un vivaio proprio per questo motivo: i ragazzini, iniziando da piccoli, arrivano a giocare a football vero e proprio quando già sanno come funziona il gioco e hanno meno possibilità di farsi male. In più i genitori sono già abituati a questo tipo di sport. Per convincere i genitori si usano tante parole, e soprattutto si mostrano i fatti: si parla della huddle che segue ogni allenamento, in cui si parla del senso di appartenenza, della squadra, ma anche del fatto che studiare è una palestra per il cervello. Anche per questo vogliamo che i nostri ragazzi vadano bene a scuola: per giocare a flag o a football in generale bisogna avere la visione del gioco, e se non si ha la mente allenata non ci sarà mai questa visione, si rimane solo dei “tori” che picchiano e questo non serve a niente. I genitori arrivano ad essere convinti dopo un po’ che vengono a vederci: vedono che i ragazzi non si fanno male e che ricevono un’educazione per la vita, non solo per lo sport, e ne restano contentissimi.

Dopo aver parlato con il responsabile del progetto, abbiamo scambiato due parole con i due giovani coach.
Godyl Logronio, 19 anni, Wide Receiver nell’under 21 ma anche coach dell’under-13, under-15 e under-9.
Tu hai fatto parte dello staff fin dalla nascita del progetto flag, vero?
Esatto. Quando ho iniziato a giocare a football io facevo l’animatore in un oratorio e avevo proposto questo sport come gioco per l’oratorio estivo, con buon successo tra i bambini. Ma in quel momento i Rhinos avevano solo le formazioni Under-18 e Under-21. Allora abbiamo parlato con la dirigenza e abbiamo creato le squadre di flag per permettere anche ai più piccini di iniziare a praticare questo sport. Già dal primo anno di attività abbiamo ottenuto buoni risultati, qualificandoci vicecampioni d’Italia under-13 all’esordio assoluto in un campionato di questo tipo e impressionando gli addetti ai lavori anche con l’under-15. L’anno scorso abbiamo avuto un boom grazie anche al lavoro di Cristian, che ha iniziato a seguirci e ad allacciare contatti con le scuole. Quest’anno abbiamo anche una Under-13 femminile, anche essa unica in Italia.

Hai partecipato attivamente a fare scoprire il football ai bambini, e come si fa a convincerli a scegliere il football invece che il calcio?
Il mio ruolo in questa attività deriva dal fatto che io, avendo frequentato da bambino la scuola elementare “Rinnovata”, ogni anno sono andato alla festa che la scuola organizza alla fine dell’anno. All’interno di questa abbiamo allestito uno stand per il flag football e abbiamo fatto giocare i bambini. Per convincere i bambini bisogna capire che, specialmente a livello di under-9, essi pensano allo sport come un gioco, un modo per stare insieme a loro coetanei. Per farli venire a giocare, quindi, conta soprattutto farli divertire e farli sentire importanti nel gruppo dando loro il senso di appartenenza alla squadra.

Alessandro Sarris, head coach dell’Under-9.

Parlami del tuo ruolo in questo progetto.
Ho iniziato a giocare qualche anno fa, e quest’anno mi hanno chiesto di far parte dello staff del flag football. Ho accettato volentieri e allora ho seguito il corso per coach di flag football. Il progetto è inizialmente nato l’anno scorso: alcuni bambini erano sotto l’età minima per l’attività agonistica, ma sono venuti a provare lo sport. Qualcuno di essi ha continuato ad allenarsi, altri hanno aspettato l’anno seguente, ma a noi dispiaceva non far giocare i ragazzini. Così abbiamo fondato la squadra di flag Under-9, con già un buon numero di ragazzini dai 6 ai 9 anni.

Quali sono la cosa più bella e quella più difficile di questo ruolo di coach?
La cosa che mi piace di più e che mi da più soddisfazioni è vedere ogni volta i bambini che imparano, anche più velocemente di quanto non mi aspetti. Il trucco è presentare loro tutto come un gioco, in modo che si divertano ma contemporaneamente imparino. E’ invece complicato a volte gestire un gruppo così grande di bambini, specialmente se ce ne sono alcuni un po’ più esuberanti e l’esercizio richiede che solo pochi siano in campo nello stesso momento e gli altri fuori.

Insomma, anche con questa novità dell’Under-9, il progetto flag football resta sempre di più il fiore all’occhiello dell’attività giovanile dei Rhinos, e noi continueremo a seguire e a tifare per questi ragazzini che tengono in alto la bandiera neroarancio!

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