Roberto D'Ambrosio lascia il football!

Si chiude un ciclo in casa Rhinos: Roberto D’Ambrosio, dopo quattro anni nel settore tecnico dei neroarancio, ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico di Head Coach IFL. Durante la sua gestione da capoallenatore, i Rhinos hanno avuto un record di 13 vittorie e 7 sconfitte, raggiungendo nella stagione 2012 i playoff IFL per la prima volta negli ultimi 17 anni.
Abbiamo intervistato il coach per farci dare un quadro della sua esperienza negli ultimi anni.

-Coach, ci può spiegare brevemente il motivo di queste sue dimissioni?
Tralasciando le motivazioni strettamente personali, gli ultimi due anni sono stati molto intensi. Quando ho accettato l’incarico sapevo che riportare il team al livello che gli compete non sarebbe stato facile: le pressioni erano forti, venivamo da stagioni in cui non avevamo raggiunto gli obiettivi minimi che ci eravamo prefissati, non avevamo una identità di squadra, se non in difesa. Insomma, i Rhinos erano quelli dell’ “Avremmo potuto ma non ci siamo riusciti”: pur avendo giocatori di grande valore, non lottavamo abbastanza. Bisognava quindi dare una svolta, e io ci ho provato, circondandomi nel coaching staff di persone valide e all’altezza di una squadra del livello dei Rhinos. Sono stati anni difficili, ma questo sport mi ha insegnato a lottare. Credo di essere riuscito a dare un’impronta alla squadra, che adesso è cambiata, credo di essere riuscito nel mio obiettivo di cambiare faccia a questo team. Ora è giusto che il lavoro prosegua sotto una guida diversa. Inoltre, personalmente, ho bisogno di staccarmi per un periodo dal football e ricaricare le batterie. 

– Lascia i Rhinos dopo una stagione di successo, culminata con la qualificazione ai playoff. Che futuro vede per questa squadra?
E’ stata una stagione senza ombra di dubbio positiva. 8-3 è un record che non lascia dubbi e penso che avremmo anche potuto fare qualcosa di più. Credo che ci siano le risorse per fare ancora meglio rispetto a questa stagione, ma credo anche che siamo alla fine di un ciclo e che bisognerà rinnovare profondamente alcuni settori e portare nuova linfa: ci sono molti giovani promettenti che arrivano dal settore giovanile, che bisogna far crescere e ai quali bisogna dare la possibilità di emergere ad alto livello, penso in particolare a giocatori come Andrea Basso, Simone Esposito, Marcello Elmi, Tommaso Dick e Ahmed Hamdi per fare alcuni nomi. 

Ci può fare un bilancio di questi quattro anni che Lei ha passato nel coaching staff dei Rhinos?
Ho allenato nei Rhinos dal primo anno di IFL, ero assistente di coach Swade e ho imparato molto da lui. Quelli che ho passato da coordinatore difensivo sono stati anni fantastici. Il nostro staff ha fatto un lavoro eccellente e i risultati ottenuti sono frutto del lavoro collettivo con Vittorio Colombo, Federico Pasquini e dallo scorso anno “Betto” Capelli. Con questo coaching staff devo e voglio condividere tutto quanto di buono è stato raggiunto in questi anni. Al mio primo anno da head coach ho commesso qualche errore ma imparo in fretta. La difficoltà maggiore è stata gestire un numero alto di persone: una squadra di football è paragonabile a una piccola comunità. Quest’anno lo staff tecnico ha lavorato egregiamente e siamo stati supportati da un’organizzazione eccellente prima di tutto dal punto di vista medico e fisioterapico: ogni piccolo tassello ha trovato la sua giusta collocazione. Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno lavorato con me in questa stagione ai Rhinos.

– Il momento più bello di questi 4 anni?
E’ difficile individuarne uno solo, ne posso ricordare almeno tre. Il primo è stato vedere la nostra difesa al primo posto nella lega. Il secondo è sicuramente il derby della passata stagione: una battaglia. All’intervallo eravamo sotto per 26 a 8 e i Seamen avevano in mano la partita. Negli spogliatoi c’era un silenzio funereo. Io e Pasquini ci guardammo in faccia, e Federico mi disse “Devi dire qualcosa alla squadra”. Io trovai a fatica le parole per motivare i giocatori ma, non so se per quello o per altro, i ragazzi tornarono in campo e dopo l’intervallo erano una squadra diversa. Nel secondo tempo giocammo solo noi. Forse ancora più bella di questa, però, è stata la vittoria in EFAF Cup a Praga. Arrivammo a ranghi ridotti e con qualche acciacco fisico, loro fisicamente erano decisamente superiori, ma nonostante questo noi giocammo fino allo sfinimento, oltre i nostri limiti. Jason Butler giocò da leone e alla fine vincemmo con un field goal di Arioli. Fu la prima vittoria Rhinos in una competizione internazionale, un’esperienza fantastica che non dimenticherò mai.

 – Cosa le mancherà di più di questi anni da allenatore?
Sicuramente il campo, l’atmosfera prima delle partite, quel legame con la squadra che si crea prima, durante e dopo una partita. Questo sport mi ha dato tanto da giocatore e anche da allenatore non mi ha deluso in quanto a sensazioni. In questi anni ho allenato e fatto crescere giocatori che poi hanno fatto bene e hanno dimostrato il loro valore a livello nazionale e non solo: sono estremamente soddisfatto di vedere questi ragazzi  ricevere riconoscimenti e apprezzamenti a livello nazionale, io li ho visti ai loro esordi e li ritrovo padroni del campo. Sarà questo che mi mancherà, e sfrutto quest’occasione per ringraziare tutti i giocatori per quello che hanno fatto per la squadra. Arrivederci…

Un ringraziamento speciale, quindi, a coach D’Ambrosio per questi splendidi anni in neroarancio, e un grosso in bocca al lupo per tutto.

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