Quello di domenica 27 Maggio sarà un pomeriggio speciale per i Sampla Belting Rhinos Milano: l’Alumni Day riporterà sul gridiron dello Stadio Vigorelli, in occasione della partita contro i Dolphins Ancona, le vecchie glorie dei rinoceronti, i giocatori che hanno contribuito, tra il 1976 (quando la società è nata a Piacenza sotto il nome di Pantere Rosa) e il 1986, a fare la storia del football americano in Italia, vincendo tre Super Bowl dell’allora AIFA (1981,1982,1983) e uno scudetto under 20 (1985).
I componenti di queste storiche formazioni dei Rhinos faranno una passerella d’onore sul campo e, dopo il match, premieranno con una targa l’MVP, il Best Offensive Player ed il Best Defensive Player dell’incontro, nonchè, per sottolineare la continuità generazionale, il più giovane ed il più vecchio giocatore dei Rhinos in campo.
Per saperne di più su questa fantastica iniziativa, abbiamo contattato Stefano “Lollo” Colombo, tight end dei Rhinos Milano fino al 1985.
– Stefano, come è nata l’idea dell’Alumni Day?
– Circa quattro mesi fa, io, Jacopo Doria e Vincenzo Brambilla abbiamo avuto l’idea di creare un gruppo facebook per riprendere i contatti con i nostri vecchi compagni di squadra, dirigenti eccetera… Quando gli iscritti sono iniziati ad aumentare, abbiamo iniziato ad organizzare i primi eventi e, adesso che siamo più di 70, ci è sembrato qualcosa di bello organizzare questa celebrazione, con l’aiuto dell’attuale società Rhinos, che già ci ha aiutato nel ripristinare il “Gionni Colombo Trophy” per la squadra vincitrice dello Scudetto. Stiamo lavorando inoltre, in aggiunta al sito www.oldrhinos.it, su un progetto a cui teniamo molto: “La vera storia della nascita del Football Americano in Italia”, raccontata da chi “c’era” ed ha vissuto quegli anni in prima persona.
– Come ci si sente a tornare su un campo da football con gli storici compagni di tante partite e di tante bellissime vittorie?
– Si sentono i brividi… Una squadra simile nello spirito agli Oakland Raiders di quei tempi, dove contavano solo l’amicizia, l’affiatamento ed un po’ di sana follia.
– Con Lei in campo i Rhinos hanno vinto i primi tre Super Bowl: quale di questi ricorda con più piacere, e perché?
– I Super Bowl sono tutti importanti e bellissimi da ricordare, ma forse il più speciale è stato quello del 1983. Giocato a Genova, al chiuso al Palafiera, sul sintetico, davanti a un pubblico di 15.000 persone, è stato una partita incredibile e al cardiopalma: dopo i primi due quarti dominati dai bolognesi siamo riusciti a rimontare e a vincere a pochi secondi dalla fine. Una gioia indescrivibile.
– Quanto è cambiato il football dai tempi dei suoi Rhinos a oggi?
– Sono stato un po’ lontano dalla scena del football in Italia, ovviamente è sotto gli occhi di tutti che ci sono stati avvicendamenti al vertice e sono cambiate le federazioni. Dal punto di vista prettamente tecnico, gli anni migliori a mio parere dal punto di vista della preparazione fisica e atletica sono stati gli anni ’80 e ’90, è molto difficile comunque confrontare il football di allora con quello di adesso. I giocatori del football odierno sono forse meno forti fisicamente ed i punteggi delle partite più simili a quelli del basket; i coaching staff molto più preparati. Anche nella NFL tante cose sono cambiate, non ci sono più giocatori spettacolari come Joe Montana e Jerry Rice, ma da ex tight end noto con piacere che questo ruolo sta acquisendo sempre maggiore importanza: adesso a ricoprire quel ruolo ci sono dei super atleti con delle ottime mani, vedi Gronkowski e Graham, quando invece prima non si toccava un pallone.
– In vista della postseason alla quale i Rhinos si sono qualificati, ha dei consigli affinché essi possano ripetere le vostre imprese e le vostre vittorie?
– E’ molto difficile dare dei consigli se non si sta vicini alla squadra tutti i giorni sul campo e sugli spogliatoi. A me sembra che dal punto di vista tecnico, la squadra sia ottima, però che essa riesca ad esprimere il suo potenziale solo per sprazzi di partita. Bisogna lavorare probabilmente sul fattore psicologico, e per questo consiglierei alla squadra di cantare prima della partita e all’half-time, nello spogliatoio, la vecchia canzone di guerra dei Rhinos, una versione riveduta e corretta di “O’ Surdato ‘Nnammurato” che faceva tremare tutte le squadre rivali!