L'intervista: Coach Bianca

biancaProseguiamo le nostre interviste di fine stagione con un dei coach dello staff della nazionale: federico Bianca, quest’anno coordinatore dell’attacco arancio-nero.

Ciao Federico, come giudichi la stagione 2009 dei Kobra Rhinos? Ed in particolare la tua prima esperienza da coach nella squadra senior?

La stagione 2009 dei Kobra Rhinos è una importante stagione per consolidare i fondamentali tecnici e tattici dei giocatori e per introdurli ad un sistema di gioco più complesso ed avanzato. Per giocare ad alti livelli è necessario sviluppare l’istintività e l’automaticità dei movimenti e delle letture. Per fare questo occorre effettuare un numero elevatissimo di ripetizioni. Ora siamo un passo avanti ma c’è ancora tanto da lavorare.

Quale è stata la partita peggiore della stagione?
Penso che la partita di Roma sia stata sicuramente una doccia fredda. Non certo per il risultato. Nel football le partite più importanti si giocano sotto grande pressione. Noi a Roma abbiamo dimostrato di non essere pronti per questo genere di partite. Roma ha dimostrato di esserlo ed infatti è arrivata in finale. Per vincere delle finali (ma anche per arrivarci) occorre non commettere errori e non mettere i compagni in situazioni difficili. Anzi, i grandi giocatori le situazioni difficili le risolvono, non le creano. Bisogna dare il massimo non solo per se stessi ma anche per i compagni. E’ stata una dura lezione per tutti che spero sia servita a migliorare. Questo vale per tutta la squadra, giocatori ed allenatori.

Quest’anno hai allenato i wide receiver, un giudizio sui ragazzi del tuo reparto?
Ritengo che siano dei ragazzi con un potenziale molto elevato, a 360°. Oltre al talento occorre tanto spirito di sacrificio per svilupparlo. I WR’s hanno dimostrato di avere una ottima attitudine: sono sempre presenti agli allenamenti, parlano poco e si allenano duramente. Se continueranno cosi diventeranno un ottimo reparto.
Per essere un buon giocatore occorre avere inoltre la capacità di integrarsi e di sacrificarsi per il gruppo. Il football è uno sport di squadra. I ragazzi sono molto uniti e si sostengono a vicenda, è un grande valore.
Uno di loro tra l’altro è stato anche convocato tra i primi 60 giocatori della Nazionale. Questo testimonia che il duro lavoro premia e viene riconosciuto da chi ne capisce. Purtroppo ha dovuto rinunciare per motivi personali. Deve essere stata una dura rinuncia per lui anche perché queste opportunità non si ripresentano tutti i giorni. Mi dispiace tanto. Qualsiasi sia la motivazione, ha tutto il mio appoggio. Peccato inoltre per chi non si è presentato ai Camp di Roma e Forli, chissà…
Quello su cui questo reparto è sicuramente in ritardo è il lavoro in palestra. Li aspetta un autunno di duro lavoro se vogliono salire ancora di livello.

Da Offensive Coordinator quali, a tuo avviso, le aree di forza dell’attacco e quelle di miglioramento?
Le aree di forza offensive sono molte ma per il momento sono più individuali che collettive. Ogni individuo ha delle ottime qualità, noi allenatori dobbiamo capire come esaltarle e lavorare duro coi ragazzi. Le aree di miglioramento sono sempre tante, non si smette mai di imparare. Globalmente occorre sicuramente dare continuità, siamo ancora troppo altalenanti. Troppe volte abbiamo concesso agli avversari un primo quarto di bassa intensità per poi faticare a recuperare.
Occorre sicuramente un po’ di cattiveria in più e la consapevolezza che la partita non comincia domenica alle due ma lunedì al campo di allenamento. Chi si allena male, raccoglie poco.
Esiste attualmente un gap di qualità e di intensità tra i reparti. Chi quest’anno ha lavorato meno intensamente, l’anno prossimo dovrà lavorare ancora più duro per recuperare gli altri.

A fine campionato hai avuto la soddisfazione della “convocazione” nel Coaching Staff della nazionale per l’Europeo in Austria, te lo aspettavi?
No, non me lo aspettavo. La scelta è stata fatta comunque da Brock Olivo che viene da 5 anni di NFL e, se non sono stato informato male, da un Pro Bowl come giocatore di special teams. Parliamo quindi di una persona molto competente. Questo mi riempie ancora più di orgoglio e di gioia. Ripagherò la sua fiducia con tanto entusiasmo e tutta la voglia di fare e l’energia che possiedo.

Cosa significa per te allenare una rappresentativa nazionale?
E’ un grande onore. E’ il più grande onore. Qui parliamo della nostra nazione. Un grande allenatore da cui ho avuto il piacere di essere allenato diceva che “il compito di un allenatore è quello di fare diventare un giocatore scarso un giocatore medio, un giocatore medio un giocatore buono, un giocatore buono uno ottimo e uno ottimo uno eccelso”. Qui lavoriamo solo nell’ultima fascia: con gli ottimi e gli eccelsi. Lavorare con i 6/7 migliori atleti della nostra nazione è un grande piacere ma anche una grande responsabilità.

Come si scelgono i giocatori in un progetto così importante?
Dipende da che taglio si intende dare al progetto. L’attacco della Nazionale del 2009 è un attacco che fa della velocità di esecuzione il suo punto di forza. Inevitabilmente il talento atletico è un fattore, ma non l’unico.  In Nazionale i giocatori devono essere completi. Tecnicamente, tatticamente ma anche come attitudine. Un po’ di esperienza poi non guasta mai. Inoltre tutti si devono mettere a disposizione della squadra e dare il massimo. Ci si aspetta questo dai migliori, il massimo.

Che rapporto hai con Brock Olivo, come valuti la sua nomina a Head Coach?
Lo stimo molto. L’Head Coach deve essere per definizione una grande persona. Oltre ad elevate qualità tattiche deve avere la capacità di toccare le corde corrette per fare rendere ogni giocatore (ed allenatore) al meglio. Ogni persona va stimolata in modo differente, questo rende il suo lavoro molto complicato. E’ un allenatore completo e molto competente in ogni reparto dell’attacco, della difesa e degli special teams. Inoltre è un grande motivatore. Profili cosi non si trovano tutti i giorni, bisogna tenerli stretti.

Un pronostico sulla spedizione in Austria?
Difficile a dirsi. Purtroppo siamo nel girone dell’Austria che è un avversario molto competitivo e la favorita del torneo. Siamo consapevoli che per batterli dovremo dare tutto quello che abbiamo da dare, forse anche qualcosa in più. Partire sfavoriti però, a volte, può anche diventare un vantaggio.
Tuttavia la strada per arrivare a questa grande partita passa per la Spagna. Guai a sottovalutarla. Gli spagnoli sono cresciuti molto negli ultimi anni, tanto da essere come noi nel girone B. Facciamo un passo alla volta. Otterremo quello che meriteremo sul campo.

Progetti futuri?
Un passettino alla volta. Ora pensiamo alla nazionale che è un grande impegno e intendo farlo al meglio. A settembre si vedrà…

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