Old Rhinos puntata numero 3, oggi tocca a Vincenzo “Enzo” Brambilla, runningback e tight end classe ’54, e qui si comincia ad andare alle origini dei Rhinos. Enzo è stato infatti nei rinoceronti dal 1979 (all’epoca dei tornei con le Basi Nato) fino al 1984 come giocatore, per poi allenare, sempre nei Rhinos, fino al 1986.
Ciao Enzo, tu sei uno dei primissimi Rhinos, quando hai iniziato a giocare a football americano, chi ti ha convinto a intraprendere questa impresa?
Ero già un appassionato di football americano e dopo aver visto nell’agosto ’74 una partita di preseason tra Oakland Raiders e Atlanta Falcons all’Alameda County Coliseum, nel mio primo viaggio negli Stati Uniti, ho iniziato a cercare di capire se e dove potevo praticare questo sport. Nel frattempo mi sono dedicato al Rugby con discreti risultati e proprio a Piacenza ho avuto modo di conoscere alcuni delle Pantere Rosa che ogni tanto si allenavano con noi per tenersi in forma. Ho seguito i movimenti di Beneck ma nel settembre ’78 ho assistito agli incontri dei Rhinos per il Basi Nato e nel febbraio ’79 mi sono presentato alle selezioni.
Hai vissuto l’epoca d’oro del football, cosa c’era di diverso a tuo avviso, tra gli anni ’80 ed oggi?
Rapporti umani, cameratismo, coesione, spirito di sacrificio, capacità di adattamento e tanto tanto entusiasmo (ma forse ci sono anche adesso).
Il football andava meglio negli anni ’80 o va meglio oggi, secondo te?
Abrebbe potuto andare molto bene a fine anni ’80 se molti/troppi non si fossero montati la testa.
Cosa hanno rappresentato i Rhinos per te?
Una famiglia totalizzante per anni.
Un personaggio al quale sei (o eri) legato che ha dato una svolta nella tua vita di football americano.
Ray Semko come Allenatore, John Julies come conoscenze tecniche e “travaglio” dell’allenatore, Sergio Angona come amico.
Quando hai smesso? Perchè?
A fine ’83 ero stato 4 volte Campione Nazionale Universitario con il Cus Milano Rugby, avevo conquistato la promozione in serie B con i Lyons Rugby Piacenza, avevo vinto 3 Campionati italiani di football americano consecutivi perdendo 1 solo incontro, avevo giocato in Nazionale nell’81 e nel 1° Campionato Europeo dell’83, sempre vincendo. Con la nazionale nel settembre del 1983 (freschi campioni d’Europa in carica) battemmo i Blue Knights, vincitori del torneo Basi Nato, allo Stadio Dall’Ara di Bologna… e in tutto questo tempo inoltre non mi ero mai infortunato seriamente! Poteva decisamente andar peggio. Mi sentivo gratificato per tutto ciò, avevo raggiunto tutti gli obiettivi che avrei potuto raggiungere in quegli anni e quindi decisi di smettere sul campo per continuare come allenatore (ma avevo già cominciato prima). Coi “miei” ragazzi della giovanile dei Rhinos nell’85 ho anche vinto il Campionato italiano Under20.
Segui ancora il football?
Poco, da osservatore distaccato e critico, dispensando a volte pareri non richiesti ma gratuiti. Ma alla storia (vera) tengo moltissimo.
Cosa servirebbe oggi al nostro sport per fare il salto di qualità e tornare ad avere visibilità?
Purtroppo attenzione dai media che però sono “mercenari” (non necessariamente in senso deteriore, devono stare alle leggi e all’andamento del mercato). Se ci fosse un forte impulso dalla base (flag football a 5 negli oratori?) forse qualcosa potrebbe muoversi. E poi lo start up level (senior) a 9 non è proponibile.
Quale maglia dei Rhinos preferisci, rossa fine anni 70, blu “Italia” inizio anni ’80, blu Maxicono, bianco arancio anni 90 o nero arancio anni 2000?
Royal Blue e caratteri di stampa Porn star academy (sic!)
Presidente FIDAF per un giorno: che cosa faresti per promuovere il football?
Flash mob di Flag in tutti i parchi d’Italia.
Ci racconti un episodio della tua esperienza Rhinos che ti è rimasto nel cuore?
Tanti, troppi, tutti belli.