Aldo Fucci Rhinos Milano

Old Rhinos: intervista ad Aldo Fucci

Ripercorriamo la storia dei Rhinos attraverso i suoi protagonisti, una storia che parte da lontano, dal 1976 quando il football in Italia ancora non esisteva, se non nelle idee, nei sogni e sulla carta.

Apriamo la nostra rubrica “Old Rhinos” con Aldo Fucci, defensive end numero 93 dei Rhinos dal 1983 al 1985 e successivamente General Manager del team dal 1987 al 1989, un colosso di 2 metri per 120 kg con una passione mai finita per i rinoceronti.

Ciao Aldo, iniziamo dal principio, quando hai iniziato a giocare a football, perchè, in che squadra e chi ti ha fatto conoscere questo sport?
Ho iniziato nell’autunno del 1982 nel campionato Basi Nato, giocavo nel Manin Basket e il Gionni (Giovanni Colombo) mi convinse a provare nel nuovo sport.
Io, già 30enne, avevo dubbi poi vidi una partita dei Rhinos al Cappelli-Sforza per farmi un’idea ma le riserve per l’età rimasero, almeno fino a che non vidi Benezzoli levarsi il casco. Lo vidi calvo e mi sembrò più vecchio di me, allora accettai di provare.

Tu hai giocato come defensive end, avresti voluto giocare in un altro ruolo? Se si, quale?
In quei tempi, quelli grandi e grossi andavano tutti in linea di difesa, io venni messo defensive end, ma per le mie caratteristiche di altezza, peso e velocità, oltre all’attidudine a trattare la palla (venivo dal basket) avrei giocato volentieri tight end.

Un rimpianto che ti tormenta ancora oggi della tua carriera da giocatore?
Proprio il non aver giocato tight end, e poi non aver cominciato prima, per il resto nulla da rimpiangere

Sei stato anche Allenatore e General Manager, giusto?
Sì, ho fatto l’allenatore insieme a Bebo Nori ai Vikings Bollate, portandoli dalla B alla A2 nel 1985, fu una bellissima esperienza.
Dopo l’esperienza in panchina sono stato convocato da Crabbi, nel 1987, per tornare ai Rhinos come General Maneger, l’allenatore era Sergio Angona, e fu un’esperienza difficile ma appagante.

Un ricordo dei Rhinos a cui tieni particolarmente?
La vittoria del Superbowl del 1983… un’esperienza unica!

C’è qualcuno che per te ha rappresentato un punto di svolta nel football?
Gli allenatori Ray Semko e Jon Julies sono stati illuminanti sia tecnicamente che emotivamente.

Racconta un aneddoto sui Rhinos, qualcosa che ci faccia capire quale era l’atmosfera di quegli anni.
Il calore, la fratellanza, il gruppo, la determinazione… che arrivava al culimine quando si cantava il nostro inno (‘O surdato ‘nnammurato) prima di entrare in campo… pelle d’oca.

Differenze tra il football di oggi e quello dei pionieri?
Noi eravamo ragazzi semplici, duri, forti, determinati, convinti di fare uno sport fantastico, uniti e vincenti, oggi mi sembra che si guardi più all’immagine.

Cosa rappresentano i Rhinos per te?
I Rhinos rappresentano un momento importante della mia vita, non solo sportiva ma anche privata, ho ritrovato determinazione, sofferenza, ma anche una grande carica vitale.

Ringraziamo Aldo Fucci per averci raccontato qualcosa dei Rhinos dei pionieri, quelli degli anni ’80, e un passo alla volta cercheremo, con queste interviste, di ricostruire la storia della nostra squadra.

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