Proseguiamo il percorso di storia dei Rhinos Milano con la rubrica Old Rhinos restando in “difesa”, oggi infatti intervistiamo Jacopo Doria, cornerback classe ’66 in forza ai Rhinos dal 1981 al 1987.
Ciao Jacopo, tu sei una delle bandiere dei Rhinos, quando hai iniziato a giocare a football, e perchè?
Ho iniziato a giocare nei Rhinos nel 1981, avevo iniziato a fare qualche allenamento con gli allora Bozart Rams nell’anno precedente poi ho saputo che a gennaio (1981 ndr) ci sarebbe stata una selezione per i Rhinos per partecipare al primo campionato italiano e ci ho provato. Avevo 14 anni e mezzo (e non esistevano ancora le under20) e non avevo nulla da perdere (visto che nei Rams non facevo niente). Andò bene e da allora sono stato per parecchi anni il più giovane giocatore in Italia.
Un personaggio che per te ha dato una svolta alla tua carriera da giocatore.
A parte il compianto Gionni Colombo, c’è una persona che nomino sempre nei miei racconti, si tratta di Pietro Zoncati. È successo proprio nel corso di quella fatidica e “massacrante” selezione dell’81. Un giorno portarono un po’ di caschi e paraspalle (che noi vedevamo per la prima volta) per far provare alcuni di noi. Eravamo talmente tanti che era chiaro non saremmo riusciti a provarli tutti quanti, inoltre io ero proprio in fondo a questa lunga fila di persone che nel frattempo continuavano a fare un po’ di drills ed ero ormai convinto che per me non ci sarebbe stata questa opportunità. Ad un certo punto Zoncati, partito da lontano, arrivò proprio davanti a me, mi chiamò e mi portò direttamente a provare casco e paraspalle. Alla fine della prova chiesi cosa avrei dovuto fare di quell’attrezzatura e mi rispose: “è tua, portala a casa”.
Da quel momento iniziai la mia carriera nei Rhinos e di questo devo ringraziare Pietro Zoncati.
Racconta un episodio, un aneddoto, che ti è rimasto nel cuore durante la tua militanza Rhinos.
Uno??? Ce ne sarebbero a centinaia.
Però, più che un’episodio, preferisco ricordare un’emozione: con questa squadra ho provato per la prima volta (e poi l’ho provata tante altre volte in seguito) cosa volesse dire letteralmente piangere di gioia.
Meglio bianco-blu anni 80, bianco-arancio anni 90 o nero-arancio anni 2000?
Beh, io sono spudoratamente fazioso a riguardo, sinceramente faccio molta fatica a riconoscere i “miei” Rhinos in questo nero-arancio ed anche nel bianco arancio dell’epoca Crabbi (Presidente Rhinos del Superbowl vinto nel 1990 ndr). Per me bianco-blu tutta la vita anche se trovavo molto belle anche le divise che abbiamo avuto nel periodo Maxicono.
Se posso permettermi anche il logo per me è sempre il “vecchio” rinoceronte scudato.
Un rimpianto?
Mah, più che un rimpianto un dubbio. Quando hanno creato i primi campionati Under20, essendo giocatore di prima squadra ma anche molto giovane, ho iniziato a giocare in entrambi i campionati.
Essendo una “serie minore” diciamo che provavo anche a togliermi qualche soddisfazione e l’ultimo anno in cui potevo militare anche in questa divisione ho voluto provare a giocare runningback. Beh, a parte il touchdown fatto alla mia prima azione mi sono accorto di quanto naturali mi venissero tutti i gesti ed i movimenti. Ho segnato parecchio, mi sono divertito un mondo e da allora mi sono sempre chiesto: “ma se al posto del cornerback, avessi fatto il running back cosa sarebbe successo??? Non lo sapremo mai anche perché avrei avuto davanti a me gente come Toi Nori o Giorgio Mencarelli quindi lasciamo perdere.”
Il ricordo più bello?
Ho giocato e vinto insieme alla mia squadra i primi tre Superbowl italiani, ho vinto il primo YoungBowl vinto dai Rhinos nel 1985, sono stato convocato in Nazionale A1 nel 1985 e sono stato capitano in Nazionale A2 nel 1988 (ero passato ai Pharaones dove ho giocato fino al 1991) cos’altro potrei volere di più? Non posso sceglierne uno, è stato tutto bello.
Cosa sono stati e cosa sono per te i Rhinos?
Come ti ho detto, ho iniziato a giocare a 14 anni e mezzo quindi la mia vita di adolescente stata “segnata” fino ai 21 anni dall’essere stato parte di questa grande famiglia oltre che di una grande avventura. Inutile dire che sono Rhinos dentro.
Il giocatore americano più forte con cui hai mai giocato?
Sicuramente il duo Charlie Gillespie e Mike Furnass, facevano paura da quanto erano grossi e forti. Sono stati i primi giocatori che arrivavano non più da una Base Nato ma da una vera squadra universitaria, è stato l’inizio di un’epoca nuova.
Nei Rhinos di oggi rivedi una delle annate in cui hai giocato?
Come si fa a dire? Sono passati trent’anni, sono cambiate le persone, lo spirito, è cambiato completamente il Football. Non voglio fare il classico vecchietto da Muppets Show che guarda dalla balaustra e dice: “ai nostri tempi era tutto meglio” ci mancherebbe altro, però è tutto diverso ed è difficile fare dei paragoni, soprattutto perchè oggi non lo vivo dall’interno. Posso solo dire che nei Rhinos che ho visto giocare quest’anno vedo una macchina da guerra e questo mi fa venire in mente gli antichi fasti e muove quel moto di orgoglio di chi dentro si sente sempre un numero 1.
Grazie quindi a Jacopo Doria, per la sua testimonianza del passato Rhinos e per il suo cuore nero-arancio/bianco-blu che batte sempre per il rinoceronte!